Allcost

Iniziamo con le presentazioni. Come nascono gli AllCost?
È Rocco Moscatiello, voce e chitarra, a creare nel 2008 la prima bozza degli AllCost, avvalendosi da subito della collaborazione di Renato Barattucci, tastiere, entrambi a L’Aquila per studio dove scrivono il primo brano inedito “A Luci Spente”. L’esperienza del terremoto lascia un segno profondo e si decide per una svolta definitiva con un cambio di formazione; subentra quindi Cristiano Lo Medico, al basso. Partiamo così per una serie di live nella zona del pescarese, fino al brutto incidente d’auto che coinvolge il batterista Gianni Fabri. A quel punto il morale piomba davvero sottozero. Gianni affronta due settimane di coma lasciando gli altri letteralmente sconvolti. Dopo qualche mese, superato il periodo critico, decidiamo insieme a lui di far subentrare un altro batterista per portare avanti il progetto; arriva quindi Emiliano Buzzelli, che completa la formazione definitiva degli AllCost. Un nome, questo, non del tutto casuale!
Nonostante tutto, siete una band rodata ma solo ora al debutto su disco…
Si dice che l’attesa aumenti il desiderio. Proverbi a parte, auto produrre un cd non è cosa facile e i fondi erano quelli che riuscivamo a procurare dalle serate dal vivo. L’attesa è dovuta sia all’aspetto economico sia alle peripezie che abbiamo affrontato fin qui nella nostra storia.
Comunque “Punto di Raccolta” vedrà finalmente la luce il 16 febbraio.
La vostra musica è composta da numerose influenze. Come definireste il vostro sound?
C’è un continuo cambio di atmosfere dentro un singolo pezzo, frutto di libere sperimentazioni e di una continua jam durante le prove, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino! Il nostro genere di base è naturalmente il rock, ma include sfumature che vanno dalla psichedelia al cantautorato fino al progressive.
Nei testi invece raccontate una quotidianità spesso filtrata da un pungente sarcasmo…
Per i testi hai colto in pieno, il sarcasmo è un metodo efficace per parlare di una società distratta e malata, e poi su alcune cose è meglio ridere che piangerci su! I testi cercano di spiegare il nostro punto di vista su quanto ci circonda. La nostra potenza sta anche nella semplicità del linguaggio utilizzato.
Quanto è importante la dimensione live?
Moltissimo! Il live è la nostra dimensione preferita, soprattutto per la natura psichedelica delle canzoni. Su un palco diamo sempre il meglio, tanto che spesso ci definiscono amichevolmente “animali”; noi ci scusiamo da subito con qualsiasi specie diversa da quella umana! Sarà forse questo il già citato “Punto di Raccolta”?

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